The future of the past: a brief retrospective. PS005 (2002)

Blow Up Magazine (Dionisio Capuano)
Glitch sounds, microwaves, digital noise, ecc. sono definizioni storicizzate che corrispondono a generi, ambiti e contesti di sperimentazione quasi a rischio desuetudine. Cimentarsi con essi significa muoversi in aree sospette e "pre-giudicate". Il padovano Alessandro Canova in questo cd antologico evita soluzioni routinarie (pur non essendoci alcunche' di devastantemente originale) e la geometria di suoni (il suo "sound design"), il lay out delle frequenze digitali tracciano quadri sonori di importante profondita', dove gli elementi minimalisti vanno intesi piu' come rigore pittorico che come aspetti meramenti musicali. Alcuni titoli ("Suicide in Berlin", "Suicide in Tokyo, "First Day Of January") ben esprimono una propensione "narrativa" della materia elettronica, che evita eccessi astratti e si offre non solo all'ascolto ma pure allo "sguardo" interiore. Verso il (7).

Kathodik (Mauro Carassai)
Proposta digitale davvero notevole quella che ci fa Alessandro Canova con la splendido viaggio nei territori isolazionisti del suo Cdr “Blank Disc Vol. 1”. Un’immersione uditiva totale tra sonorità ai limiti del minimalismo, ambient rumorista ridotta ad alienazione cibernetica e glitch noises sapientemente dosati. Per tracciarne le coordinate sarebbe vano ricorrere a riferimenti come i Pan Sonic per la presenza di dilatazioni soniche quali il dub robotico di 771 o la stasi meditativa di First Day of January; né ci sono d’aiuto le concezioni post-ambientali riconducibili all’opera di Bernhard Gunter dato che in “Blank Disc Vol. 1” i suoni/rumori/disturbi restano comunque decisamente in primo piano senza calarsi negli interstizi della realtà. Le sperimentazioni che Canova conduce da qualche anno a questa parte su onde sinusoidali e rumore bianco lo hanno portato a confezionare un proprio (micro)sound davvero personale ed efficace. 2C-B ricorda i lavori di Richard Chartier o di marca 12K alla Taylor Dupree, con 773 Canova si avvicina alle sonorità di Inerex o Terrorstate, mentre per 774 si può immaginare un improbabile sovrapposizione di campioni ossessivamente ripetuti su un tappeto microtonale intessuto per l’occasione da Christopher Charles. Questi però sono solo tentativi di ancoraggio. “Blank Disc Vol. 1”, selezione di brani tratti da precedenti lavori pubblicati su Pachinkostudio e Pale Mother Recordings, offre uno spettro di atmosfere sintetiche realmente vario e ricercato. A questo punto non resta che attendere davvero con ansia i risultati del suo attuale lavoro per il progetto “Mega Structures” basato su registrazioni processate e sound design ultra-minimale. Da parte mia, conterò i secondi.